critica - Michela Mirici Cappa

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“La ricerca di Michela Mirici Cappa approda a soluzioni pittoriche complesse, dove si assiste a una scomposizione dei piani e che si accosta al postcubismo, senza però intaccare l’omogeneità dei cromatismi che, indagati nello spettro dei colori primari, animano il dipinto.
I soggetti attingono da una dimensione onirica in cui la realtà mnemonica è scomposta e rielaborata, pur mantenendo la sua figura.
I chiaroscuri conferiscono profonda drammaticità al racconto pittorico che colpisce e affascina l’osservatore toccando le corde del suo animo.
Michela Mirici Cappa ci pone di fronte a un universo costruito sulla sovrapposizione di emozioni, una realtà atemporale e custode di enigmatiche emozioni.
L’artista riesce a coinvolgere l’osservatore nella sua ricerca poetica, che è dimensione fondamentale del suo operare, supportata tuttavia da una positività sostanziale che emerge con chiarezza dai suoi lavori.”
(Paolo Levi, critico d'arte, giornalista, saggista, curatore d'arte italiano)

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“Cosa passa per la testa di una rispettabilissima architetto (o architetta, se vogliamo fare contenta Laura Boldrini), autrice di pubblicazioni sull'edilizia tradizionale della Valsesia e della Lapponia, quando si mette a dipingere?
È la domanda che sorge spontanea davanti alle creazioni non di rado spiazzanti di Michela Mirici Cappa, in modo peraltro legittimo.
Se c'è un ruolo che rimane di pertinenza dell'arte, è quello di rivelare la congenita diversità di chi vede e interpreta il mondo, contraddicendo la presunzione ottusa di chi vorrebbe il tutto conformato a poche visioni possibili. Fuori da ogni retorica, l'arte ci insegna davvero a concepire il diverso da noi, ad accettarlo, a ricavarne una qualche utilità, in termini, soprattutto, di apertura mentale, anche quando non lo si condivide.
Si può discutere su cosa sia il brutto, ma non c'è dubbio che sarebbe sempre in ciò che è troppo uguale a noi stessi, non aiutandoci a crescere.
Dunque, ben venga ciò che d'istinto ci sembrerebbe lontano, estraneo alle nostre abitudini, va concepito come un valore aggiunto. Con tutto ciò, non sempre riesce facile interpretare le simbologie metaforiche della Mirici Cappa.
Prendiamo, per esempio, il suo “Cultura Contemporanea”: un quadro con un occhio della provvidenza, si sarebbe detto una volta, qui non “entro” un triangolo, ma all'interno di cerchi concentrici, come nella sigla del programma tv Grande Fratello, da cui parte una scure che sfonda una riproduzione del Grido di Munch, e oltre di essa riduce in brandelli il più in alto di alcuni libri in pila.
È una visione positiva o negativa?
Propenderei per la seconda opzione, il capolavoro artistico e i libri rovinati non devono essere delle catene opprimenti di cui ci si libera, ma dei beni preziosi a cui si rinuncia.
Però l'ambiguità di significato continua a sussistere comunque, e a giudicare dal confronto con altre opere della Mirici Cappa che ne fanno a meno, non sembra un elemento penalizzante.
Guai, del resto, a esprimere gli stessi concetti in modo letterale: l'arte è necessariamente sintesi dialettica, anche a costo di riferirsi a concetti visualizzati non di universale condivisione.
Forse è proprio questo il suo bello”.
(Prof. VITTORIO SGARBI)


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L’espressività della sua opera prende vita dalla fusione perfettamente riuscita di colore, segno ed emozione, insieme tracciano eloquenti e rigorose narrazioni, inedite visioni di un reale tangibile ma allo stesso tempo avvolte da un tocco di surrealismo, esaltato e sublimato nella sua potenza evocativa. Una sapienza esecutiva che ogni volta si rinnova sulla base delle motivazioni espressive, traducendosi in ogni caso in poetiche incursioni nel territorio dell’indagine artistica personale.
Michela Mirici Cappa abbraccia con disinvoltura e competenza la poetica figurativa del Novecento, quella in bilico tra figurativo e sperimentalismo, quella che prende vita dall’attenta sensibilità dell’artista e la rielabora in intense rappresentazioni visive, frutto della sua conoscenza, della personale formazione e della voglia di novità.

Questo è il suo più grande merito e nell’attuale panorama dell’arte contemporanea, troppo spesso se ne sente la mancanza. Quello di Michela Mirici Cappa è un percorso in continua evoluzione, nel quale di volta in volta esperienze e sentimenti trovano poetica simbiosi. Sono opere consapevoli della loro forza e della loro chiarezza comunicativa, ispiratrici di visioni suggestive che coniugano fantasia e realtà donando a chi osserva un totale coinvolgimento emozionale e psicologico. L’artista infatti è dotata di vero talento nel saper cogliere l’essenza e l’atmosfera imprimendola sulla tela, dà vita così a composizioni di magistrale bellezza incentrate sulla compostezza cromatica e timbrica che rivelano una profonda e vasta conoscenza dei canoni pittorici e stilistici.
Riesce dunque a stabilire un dialogo intenso con l’osservatore attraverso la tensione emotiva che ispira la sua narrazione. La fusione sublime di luce e colore, di forza ed ombra, l’attenzione dei particolari ci coinvolge e incanta il nostro sguardo che rimane rapito dall’ensemble compositivo.
Un’arte quella di Mirici Cappa che nasce dal travaglio interiore e vede l’artista confrontarsi con se stessa, analizzare i silenzi scrutando l’orizzonte dei sensi.
Serena Carlino (critico d’arte)

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“È incredibile l’abilità dell’artista contemporanea Mirici Cappa, nel raccontare la società, il mondo che ci circonda con le sue bellezze e le sue bruttezze, realizzando contemporaneamente opere di grandissimo valore estetico ed artistico. Nonostante il suo stile accattivante, frutto di una ricerca stilistica condotta per estrapolare il meglio da ogni corrente artistica e creare un unico mix bilanciato di caratteristiche estetiche e impostazioni segniche, la Mirici Cappa riesce a mantenere l’occhio dell’astante concentrato esattamente come il cuore, inebriandolo attraverso la forte componente estetica dell’opera per poi agganciarlo con quella concettuale. Un forte simbolismo è percepibile in moltissime delle sue opere e insieme ovviamente alla segnica, costituisce il ritmo immaginifico dell’opera, mantenendone l’equilibrio formale intatto. Opere complete dal punto di vista artistico e dal punto di vista comunicativo, moderne e scevre di qualsiasi stilema prestabilito”.
(Sandro Serradifalco, critico, saggista ed editore)

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Il rapporto arte-vita, pittura-gioia di vivere, emerge appieno nella produzione di Michela Mirici Cappa, che risponde direttamente a questa funzione e la condivide con lo spettatore. Il suo linguaggio pittorico non ha bisogno di preamboli e paradigmi complessi, tanto meno di complicate elucubrazioni e coinvolge da subito le emozioni più spontanee e genuine. I colori utilizzati sono caldi, suadenti, avvolgenti, permeanti, composti da una corposa gamma di varianti e combinazioni tonali, che rendono piacevole l’osservazione. La mente guida e sorregge il pennello e il colore trasmette pulsanti vibrazioni, in nome di un fare arte in metafisica contemplazione della realtà, fuori dal tempo reale, in una dimensione incondizionata e incontaminata. L’immagine ha la valenza di simbolo, segno, struttura, forma, oggetto, colore, senso plastico e luce. Ogni creazione diventa retaggio di un proprio alfabeto espressivo, che legittima un autonomo, specifico e caratterizzante linguaggio, rivelatorio di un itinerario di perfetta coesione, concordanza e rispondenza tra l’artista e l’opera realizzata.
Elena Gollini (curatore d’arte e giornalista)

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“ ... La pittura di Michela Mirici Cappa si dirige verso i non luoghi: ovvero verso quelle realtà ancora sconosciute all’uomo. Una pittura figurativa, molto attenta alla cura del dettaglio. Di particolare interesse è l’uso che la pittrice fa a livello tonale, attraverso la declinazione delle variabili cromatiche.”
Salvatore Russo (critico d’arte)

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“L’incantevole suo mondo, prezioso nei tonalismi e nelle rievocazioni storiche proprie della realtà, interagisce con la reattiva forza, il sogno diviene in Lei così che la pittrice Michela Mirici Cappa concepisce la realtà oggettiva con l’estasiante istante in cui il soggetto è al centro della poetica visione.
Un accostamento tonale è presente nei dipinti della Mirici Cappa da cui diviene spontaneo il concetto vitale per un conteso riordino cognitivo dell’essenzialità al fin di meglio definire il tratto con un proprio metaforico soggetto.
I dipinti, le opere pittoriche di Michela Mirici Cappa non sono semplici imitazioni del reale, non sono condizionate in tutto e per tutto alla verosimiglianza in quanto mutano nel riassetto formale dell’immagine come nel sogno muta il senso del non essere partecipe della stessa intrigante realtà.
Sono opere che stimolano la vita e il progredir di essa, in tutte le sue forme e nei modi diversi come accennano i soggetti e la stessa mimesi consona a rappresentare il fatto in un ambito silenzio, nella pace interiore per una contemplazione dell’astratto ... che in Lei vigila per assenso evocativo e nel riguardante è dolce abbandono di un ricordo.”
(Flavio De Gregorio, critico e storico dell’arte)

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Quattro opere, quattro soggetti molto diversi, un'apprezzabile capacità di trasfigurare il reale, una cura particolare nel definire alcuni particolari con realismo e nel sublimarne altri.
Tutto grazie ad una tecnica espressiva notevole e ad una capacità creativa encomiabile.

L'opera "Madonna del Sasso" si fa immediatamente notare per la decisa rappresentazione di un paesaggio scosceso, di una rupe inaccessibile (non può non richiamare alla memoria i versi 25/27 del Purgatorio: "Vassi in San Leo e descendesi in Noli / montasi su in Bismantova in cacume / con esso i piè; ma qui convien ch'om voli") sulla cui sommità è posto un complesso architettonico rappresentato da pochi elementi: una chiesa, un campanile, un convento, poche case ad esso addossate.
Rappresentazione di una realtà umana e sociale che si isola, che cerca protezione con uno scosceso paesaggio che giganteggia nei confronti della sua minuscola semplicità.
L'effetto cromatico (che l'artista ricerca in tutte le sue opere) qui è dato dal contrasto generato dai riverberi rossastri di un probabile lontano tramonto con il livido primo piano della roccia.

L'opera "strappo azzurro" è la celebrazione della danza, del balletto.
L'agile eleganza dei corpi, la grazia delle movenze sono fissate, quasi da uno scatto fotografico, in un momento culminante.
Ma Michela riesce a comunicarci la dinamicità della danza con la rappresentazione sapiente sia della torsione e dello slancio dei giovani corpi che con gli elementi della scenografia.
I due ballerini sembrano prorompere, sbocciare da un involucro che li conteneva, occultava.

Sempre celebrazione del movimento, dello sforzo del corpo, della ricerca dell'equilibrio è l'opera "potenza, forza, resistenza". Un cavaliere (o meglio un'amazzone vista la ricercata eleganza del costume e l'agile posa della figura umana) in sella ad un possente toro.
Qui il senso del movimento è reso con lo sfumare la forma e il colore, quasi un'istantanea fotografica scattata volutamente mossa grazie all'impostazione d una velocità bassa.

Notevole la tela "note di passione". Il rappresentato è organizzato in una struttura essenziale, come una natura morta: il sax, i fiori, lo spartito spiegazzato, una cornice.
Ma ecco che la scena si vivacizza, la coppia impegnata nel tango esonda dalla cornice, ne esce fuori per simboleggiare l'impossibilità di "fissare" un ballo che è dinamicità, torsione, sensualità in tutte le sue "figure".
L'opera è stata costruita con sapiente accuratezza: il contrasto cromatico dello sfondo, il colorismo e la sensualità dello sbocciare del mazzo dei fiori in primo piano (che rimanda alla sensualità del ballo), i particolari realistici afferenti alla musica preparano la scena che maggiormente deve colpire.
Ecco dunque la coppia danzante che si anima, si allaccia nel ballo e rimane collegata alla scenografia solo dall'elegante mantiglia della donna.
(Prof. Vito Antonio Laurino) - 1a classificata al 2° Concorso e Mostra d'Arte varia "ilsalottodegliartisti.com"

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“Conosco Michela Mirici Cappa, nel suo nascere. La conosco nella sua tenacia, nella sua crescita e per le sue titubanze e sempre attenta nel raccogliere suggerimenti.
Ad oggi posso dire il suo avvio è tracciato. Le sue ultime opere sono la testimonianza del suo pensiero e del suo aver appreso sicurezza nel dare impronta al linguaggio, come impostazione della sua anima, delineando altresì il suo dire, il suo raccontare.
Trasporto visivo fra realtà e fantasia, o meglio, tra surrealismo e realismo. Queste sono le sue ultime fatiche, senza mai separare l’unità formale: quasi un racconto che ci porta dentro e fuori. Due facce, due identità non separate ma costruite con semplicità e naturalezza, con armonia e sfuggevole ricchezza di elementi; un assorbimento magico nutrito da emozioni che si dipana su piani diversi la superficie della struttura, con profusione di elementi nella natura morta, depositati lievemente nello spazio compositivo.
Lo slancio acceso ed infervorato del gesto, della danza, è un ulteriore conferma dei due aspetti che distinguono la narrazione di Michela. Sono appunti appassionati. Non vi è dubbio sulla puntualità del suo pensiero. Vi è comunque un dentro ed un fuori; è come ricercare nel profondo nascosto e nell’imponderabile: un appuntamento fra sé stessa e la sua anima. Rimane comunque, un collante fra contenuto e forma.
Molto attenta a non uscire dall’armonica interpretazione delle sue istanze pittoriche, fedele con sé stessa, senza nulla concedere alla casualità. Un impegno misto a passione, che porterà Michela ad obiettivi futuri.”
(Gilberto Carpo)

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“L’invisibile dentro il figurativo di Mirici Cappa rilascia sensazioni indefinite, reminiscenze del passato, situazioni musicali. Pennellate decise per un pacata espressività, quasi sonorità scultoree intrise di un simbolico contemporaneo. La luce, tonale e sintetica, tornisce i volumi delle forme vegetali in un trasporto di estasi accademica accarezzata, a sua volta, da un improvviso lampo chiaroscurale proveniente dallo sfondo paesaggistico, è una natura che lambisce l’armonia della tavolozza unendo tepore e severità. Ciò che esiste nell’ispirazione è nella realtà un plusvalore di sensualità, un eros ghiacciato eppure, così dilagante in quel rosso caldo che agisce, arrampicandosi in modo vitale e irrequieto, nell’interiorità. Un risucchio dentro il ricordo e dentro la tela corpi, luci, emozioni, corrono su una lama: da un lato una lucida immaginazione, dall’altro il vissuto nell’impressione istantanea di spazi netti e razionali.”
(Antonella Iozzo in “L’attimo metafisico della Figurazione”, Bluarte.it - 2009)

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“Una sequenza d’immagini rende intrigante l’irrompere dell’immaginario di Mirici Cappa, spesso attraversato da echi narrativi e poetici. Con forza lirica e finezza psicologica, l’artista inventa situazioni sfuggenti a inquadrature statiche, che aspirano a cogliere una temporalità non scalfita dalle contingenze. Un eterno rimando impregnato da una forte valenza energetica si apre alla molteplicità del reale, una creazione vicina alla parte impulsiva dell’essere umano che sembra condurre all’incontro con la verità nella caduta di senso che catalizza lo sguardo.”
(Antonella Iozzo in “È forse morta la pittura?”, Bluarte.it - 2011)

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“... alle evocazioni di Michela Mirici Cappa, prosecutrice di una realtà surrealizzata e ricondotta ad essa per mezzo del contenuto, ridestato nell’esattezza formale, nell’armonia dell’effimero.”
(Andrea Domenico Taricco in “Post-Avanguardia italiana: Pop-Surrealism”, Salotto dell’Arte – Torino 2012)

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