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TRA VICOLI E CORTI -
Qualche tempo fa stavo percorrendo a piedi il centro di Omegna con andatura veloce e concentrata sulle commissioni da fare (come credo che faccia la maggior parte degli omegnesi) quando, all’improvviso, ho visto una turista straniera che stava scattando delle fotografie in maniera molto entusiasta.
L’ho guardata stupita e mi sono chiesta: “Ma che cosa sta fotografando?” dato che il lago e la Nigoglia si trovavano dall’altra parte.
Da quel giorno ho provato a “dimenticare di essere omegnese” e a guardare gli angoli della città con l’occhio del turista o, perlomeno, di chi vede Omegna per la prima volta, scoprendo anzi, “ri-
Ho quindi percorso il centro di Omegna per scattare alcune foto come avevo visto fare da quella turista e, la cosa che mi ha divertita di più è stato vedere gli omegnesi che, guardandomi stupiti, sembravano chiedersi: “Ma che cosa sta fotografando?”.
Sono sicura che l’espressione dei loro volti rispecchiasse esattamente quella che devo aver avuto io quando ho visto quella turista.
Passare da un’Omegna vista con gli occhi del turista a quella vista con gli occhi dell’artista è stato per me un atto assai naturale, soprattutto se si pensa che, oltre che artista, sono anche architetto.
Da qui è nato il desiderio di documentare nel modo che meglio mi compete questi scorci tanto belli quanto caratteristici, alla riscoperta di un’Omegna che merita di essere valorizzata e riconsiderata quale radice della propria cultura, risorsa primaria della propria sopravvivenza.
OMEGNA DIVENTA NUOVAMENTE PROTAGONISTA ALL’OSSERVAZIONE PITTORICA.
(A cura di Gilberto Carpo)
Di fronte ad un'opera, nel momento in cui riusciamo a comprenderla, gustarla in quanto rivelazione, nasce in noi come trasporto estetico, ci conduce in un mondo in cui le passioni tacciono.
Dovremmo dimenticare noi stessi e zittirci, in cui il rapporto teso con il mondo esterno deve sfarsi, ed entrare nella sua essenza.
Solo in quel momento magico l’opera si manifesta nella sua completezza.
In particolar modo quando si è avuto opportunità di diverse visioni dello stesso soggetto.
Parecchi artisti prima di Michela Mirici Cappa si sono cimentati all’osservazione pittorica di Omegna: fra i tanti ricordo Alessandro Lupo, Giuseppe Caramella, lo stesso Gino Apostolo, Ado Arcangeli ed altri ancora, con linguaggi ed estetiche diverse, con poetiche e percezioni dall’ottocento al secolo passato.
Ed ecco ancora oggi Omegna attraverso la giovane pittrice Michela diventare protagonista nelle parti meno appariscenti della città.
I vicoli, potrebbero sembrare la parte più romantica di un ambiente, più legata allo storicismo, al vissuto, dove il contenuto avrebbe la meglio rispetto alla forma.
E’ un cammino sull’orlo di un precipizio che la nostra pittrice ha saputo superare attraverso un linguaggio ed una interpretazione pittorica, una solvenza moderna, condotta con linearità.
Il segno ben controllato evidenzia una interpretazione strutturale, cogliendola per ricomporla in una stesura suggerita dalla propria visione estetica, composta e ricomposta attraverso un’astrazione geometrica che ci porta ad una lettura pressante di archi prospettici sino ad una luce di fondo come condurci ad una fuga verso a chi sa quale uscita.
Forse una conciliazione con il mondo, forse un totale sradicamento la cui fantasia coglie dentro a questa astrazione compositiva una surreale statica atmosfera, una staticità, un esame, un’osservazione di un’esistenza sospesa.